Fausto Giaccone. Sardegna e altri continenti (1966-1977)

Isole che parlano di fotografia
dal 5 al 30 settembre 2019
Centro di Documentazione del Territorio, Palau (SS)
GLASS studio ha curato nel 2019 l’ufficio stampa della mostra realizzata nell’ambito del Festival Internazionale Isole che Parlano.

 

Per la sua XXIII edizione, il Festival internazionale Isole che Parlano ha scelto di omaggiare il grande fotografo Fausto Giaccone, considerato per le sue immagini rappresentative di un’epoca, un testimone di mezzo secolo di storia.

 

La sezione del Festival dedicata alla fotografia ha, infatti, ospitato nel 2019 un’importante retrospettiva dal titolo “Sardegna e altri continenti (1966-1977)” che ha esposto circa settanta immagini in bianco e nero, realizzate in Italia e all’estero, con stampe, da negativo e digitali, di varie dimensioni. Oltre a presentare alcuni scatti inediti, la mostra si è articolata in un percorso originale che ha presentato i lavori più importanti dei primi dieci anni di attività dell’autore, gli anni della passione più fervida, di un fotogiornalismo “militante” e strettamente legato alla cronaca dell’inquietudine di quel periodo.

 

Toscano di nascita, Giaccone si forma a Palermo e arriva a Roma nel 1965 per terminare gli studi di architettura. Qui, nel ’68, con l’esplosione del movimento studentesco, la fotografia diventa una scelta di vita e una professione: sono, infatti, quegli avvenimenti a fargli capire che ciò che gli interessa è “documentare per la storia”.

In questi anni Giaccone viaggia molto in Italia e all’estero sempre spinto da quella curiosità e da quel dinamismo che caratterizzarono quel periodo, realizzando diversi servizi sociopolitici: prima il terremoto nel Belice, poi gli episodi chiave delle lotte del movimento studentesco romano, trascorre due mesi in Egitto e Giordania per il primo servizio mai realizzato sui fedayn palestinesi, e segue le rivolte nei comuni barbaricini in Sardegna.

 

La mostra a Palau si è sviluppata su due differenti nuclei tematici – come evocato dal titolo – ed è stata arricchita da un altro corpus di 9 opere tratte da  “Macondo, il mondo di Gabriel García Márquez” e realizzate nel 2010.

 

Un decennio raccontato con una fotografia di reportage composta, non sensazionalistica, talvolta misuratamente ironica, sempre attenta ai contrasti, in qualche modo classica e rispettosa, in cui il contesto fa spesso da sfondo, ed è l’essere umano il centro, sempre.